PORDENONE. Il 22 dicembre 2006 un bimbo di 6 mesi fu trovato in arresto respiratorio dopo il riposo mattutino all’asilo nido. Dopo la disperata corsa in ambulanza, ne fu constatato il decesso in ospedale. L’autopsia, disposta dalla procura, stabilì che si era trattato di una morte improvvisa infantile (Sids), conosciuta come morte in culla.
Quattordici anni dopo continua la battaglia dei genitori, che hanno fatto causa all’allora azienda per l’assistenza sanitaria 5 Friuli occidentale, oggi Asfo, chiedendo un risarcimento milionario. «È una ricerca della verità e di giustizia, noi ci abbiamo sempre creduto, la famiglia altrettanto», ha sottolineato l’avvocato Daria Esibizione che con il padre Gennaro assiste la coppia. Lo studio legale Esibizione di Perugia, specializzato nel ramo della responsabilità medico-sanitaria, ha evidenziato che il decesso del neonato è avvenuto due giorni dopo il richiamo del vaccino esavalente somministrato «nonostante il quadro clinico descritto dalla madre all’infermiera che eseguì la vaccinazione pur in assenza del medico», ovvero una condizione febbrile, con rinite e otite. «Non abbiamo mai discusso la validità del vaccino - ci ha tenuto a precisare l’avvocato Gennaro Esibizione - ma il fatto che sia stato inoculato in un momento in cui il bimbo stava male». Lo studio legale ritiene che la morte del piccolo «sia da ascriversi a un’eccessiva risposta immunitaria al vaccino esavalente somministrato», sulla base della revisione dei referti istologici affidata ai propri consulenti di parte, i professori Raffaele La Russa e Stefano Conti dell’università La Sapienza di Roma. (...)
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